Comunicazione Marketing Strategia

Gli obiettivi della comunicazione

GLI OBIETTIVI DELLA COMUNICAZIONE

 

Sono tre i principali obiettivi che la comunicazione è chiamata a svolgere in Azienda:

  • La prima funzione è OPERATIVA e si sostanzia in una serie di interventi per la gestione delle informazioni. L’obiettivo è sollecitare l’interesse e la curiosità delle persone: è necessario in altri termini far “parlare” i dati e le cifre, agendo sulla sfera delle emozioni e utilizzando un linguaggio suggestivo ed accattivante, simile a quello della pubblicità. I ritorni attesi sono un miglioramento della qualità tecnica della comunicazione e la creazione di una corporate identity interna sostanziale (andando oltre la semplice coerenza grafico-formale.
  • La seconda funzione è INTEGRATIVA. La comunicazione in questo caso svolge un ruolo di supporto al cambiamento in atto nell’Azienda. Rientrano in questo ambito le indagini sulla soddisfazione dei dipendenti, i gruppi di miglioramento, i fogli aziendali e così via. I ritorni conseguibili sono un miglioramento del clima aziendale e una tensione diffusa verso una nuova vision.
  • La terza e più importante funzione è di tipo valoriale. In questo caso la comunicazione acquista una valenza STRATEGICA: non si limita a creare partecipazione e consenso, ma rappresenta una vera e propria leva di cambiamento. Agendo sulla vision e sui valori chiave, così come, più in profondità, sugli assunti taciti e condivisivi, dunque sull’area delle convinzioni inconsce e date per scontate, sui sentimenti e sui pensieri di base che costituiscono le fonti dei valori e delle azioni, apre la strada al cambiamento culturale e all’adozione di comportamenti organizzativi conseguenti.

 

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Controllo di Gestione Finanza d'impresa Marketing Strategia

BALANCED SCORECARD

La prima volta che sentii parlare di Balanced Scorecard (d’ora in poi BSC) correva l’anno il 1998/99, non era un argomento nuovissimo all’epoca (1) ma di sicuro era poco conosciuto (per certi aspetti lo è ancora oggi). Lessi qualche articolo sull’argomento, mi ci volle un po’ di tempo per capirlo, ma una volta compreso ne rimasi entusiasta.

Di cosa stiamo parlando?
La Balanced Scorecard la possiamo definire così (non me ne voglia il prof. Bubbio se semplifico): È uno strumento che aiuta l’imprenditore a “guidare” la sua azienda verso gli obiettivi dichiarati facendo “bene” le cose che servono.

Ma noi oggi che strumenti abbiamo già per “guidare” la nostra azienda?
Il bilancio? Quello annuale che iniziamo a chiudere a febbraio e depositiamo a giugno o a luglio, sinceramente serve a poco. Molto meglio se ogni mese costruiamo un Conto Economico riclassificato. Se poi riuscissimo a redigere mensilmente anche lo Stato Patrimoniale, dal bilancino potremmo ricavare tutta una serie di indici molto utili (ROI, ROE, ROS, EBITDA,….) per capire lo “stato di salute” della nostra azienda.

Ma il bilancio è uno strumento che ci aiuta veramente a “guidare” la nostra azienda?
Non me ne vogliate se vi dico che i risultati economico-finanziari che ricaviamo dal nostro bilancio non sono altro che il risultato finale di decisioni prese nel passato o di eventi accaduti settimane se non mesi prima della chiusura contabile. Chissà quante volte avrete sentito questa frase: “guidare un’azienda affidandosi solo agli indicatori economico-finanziari è come guidare un’automobile guardando solo dallo specchietto retrovisore” ed io non ve la ripeterò. Il bilancio ci dice dove siamo stati ma non dove dobbiamo andare.

Che alternative abbiamo al bilancio?
La BSC è un’alternativa molto valida, molto più del solo bilancio. La BSC permette di collegare la strategia (quella cosa che l’imprenditore ha in testa ma difficilmente esplicita) con la gestione operativa (le azioni concrete da mettere in pista). Diceva Seneca: “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”, ecco la BSC è come un “navigatore”, se non inserisci la “destinazione” non ti porta da nessuna parte.

Come fa la BSC a tradurre la strategia in azioni?
Cerchiamo di spiegare come funzione la BSC con un esempio molto semplificato.
Prendiamo il caso di un imprenditore che gestisce un panificio di campagna che si è posto l’obiettivo di aumentare del 50% il fatturato del suo negozio nei prossimi 18 mesi. Il panettiere è convinto che il mercato ci sia, dalle sue analisi la popolazione residente in un raggio di 2,5 km dal suo negozio copre abbondantemente i suoi obiettivi, egli usava dire: “i clienti ci sono basta andarseli a prendere”.

Se l’obiettivo finale dell’imprenditore ci è chiaro, proviamo a scavare più in profondità e chiediamogli cosa è necessario assolutamente avere, cosa non dobbiamo sbagliare e quali devono essere i nostri punti di forza per raggiungere l’obiettivo dichiarato.

Risposta dell’imprenditore:
Per aumentare il fatturato bisogna avere del pane buono, molto più buono di quello del supermercato e possiamo dire che il nostro pane lo è. Avere il pane buono ma non farlo sapere ai potenziali avventori serve a poco, non possiamo più basarci solo sul passaparola, dobbiamo investire di più e meglio nella comunicazione. Per aumentare il fatturato dobbiamo anche aumentare la gamma dei prodotti offerti; oltre a nuove varietà di pane dobbiamo iniziare a offrire più prodotti di pasticceria soprattutto fatti da noi, questo sia per incrementare il fatturato verso i nostri clienti affezionati sia per attrarre i clienti un po’ più lontani. Lo so… più aumentiamo la varietà dei prodotti offerti più aumentano i costi per la sperimentazione, aumenta il rischio d’invenduto e le code di persone in attesa si allungano. Certo lo so ma sono sicuro che troveremo una soluzione. Un altro aspetto che dobbiamo migliorare è il servizio al banco, dobbiamo essere più veloci nel servire i clienti perché spesso questi si concentrano in fasce ristrette di orario, se un cliente vede la coda all’entrata potrebbe andare da un’altra parte. Dobbiamo fare attenzione però che la velocità del servizio non alteri gli attuali livelli di gentilezza ed accoglienza del personale al banco verso i clienti, noi abbiamo un buon rapporto con tutti i nostri clienti e vogliamo mantenerlo. Mi piacerebbe inoltre che il personale al banco avesse un “piglio commerciale” più acceso, che fosse in grado di stuzzicare di più la curiosità e la gola dei clienti proponendo loro nuovi prodotti senza però infastidirli.

Il panettiere nei suoi ragionamenti ha detto tante cose, proviamo a metterle in ordine rappresentandole in un diagramma causa-effetto:

Le frecce verdi identificano un rapporto causa-effetto positivo (se aumenta il fattore A, dovrebbe aumentare anche il fattore B). Le frecce rosse identificano un rapporto causa-effetto negativo (se aumenta il fattore A, dovrebbe diminuire il fattore B).

Ora che il quadro d’insieme ci è chiaro definiamo assieme all’imprenditore le azioni da fare per: aumentare la varietà dei prodotti offerti, comunicare di più e meglio, aumentare la gentilezza e l’accoglienza degli addetti al banco e per aumentare la velocità del servizio al cliente.

Come facciamo ad essere sicuri che le azioni che metteremo in pista produrranno gli effetti sperati (aumento del fatturato e conservazione del margine)? Per scoprirlo non ci resta che una sola cosa: misurare.

Ciascun elemento all’interno della mappa strategica dovrebbe essere associato ad uno o più indicatori possibilmente facili da costruire e significativi nel senso che spiegano bene il fenomeno analizzato. Ogni indicatore dovrà avere un target che confrontato con il valore attuale ci dirà quanto lontani siamo dall’obiettivo.

Non è sempre facile ed economico trovare l’indicatore perfetto, in mancanza si utilizzano degli indicatori “proxy” o sostitutivi ( un po’ come la margarina per il burro) che “approssimano” il comportamento del fenomeno in questione (ad esempio il numero di nuovi clienti può essere approssimato dall’aumento del n° di scontrini).

La prima edizione della Balanced Scorecard non può e non deve essere perfetta. La BSC è un sistema in continua evoluzione, aperto e migliorabile. Se si vogliono fare tante cose, tutte e subito il rischio è quello di fare solo tanta confusione. Come sempre all’inizio bisogna partire semplici: prima si impara e poi si migliora.

Buon Lavoro!!!

(1) La Balanced Scorecard fu sviluppata da Kaplan e Norton, ne parlarono per la prima volta in un articolo apparso nel 1992 nella prestigiosa rivista Harvard Business Review dal titolo “Tha Balanced Scorecard – Measures that Drive Performance”.

Marketing

Funnel Marketing per ogni azienda

Che cos’è il funnel marketing e perché è importante per il business di ogni azienda, probabilmente il termine funnel (imbuto in inglese) non può dirti granché, eppure è alla base di una delle regole più importanti nel mondo del marketing, quella per convertire un contatto in cliente.

Il funnel è l’imbuto che permette proprio questo straordinario processo, quindi potremmo in un certo qual modo definirlo come il segreto del successo nel mondo del web marketing.

In realtà, però, segreto non è affatto. Perché il funnel è un termine che si usa spesso nel mondo del marketing, ma in realtà la sua definizione estesa e completa è funnel di vendita o imbuto di vendita. In effetti la forma di imbuto rovesciato è particolarmente efficace per mostrare gli step di questa importantissima e potente strategia di marketing che porta un contatto fino all’acquisto finale.

Già perché la strategia del funnel è finalizzata proprio a questo: vendere. O meglio, trasformare un possibile cliente in un cliente soddisfatto.

Ma cosa è esattamente un funnel marketing e, ancora più importante, come si può sfruttare la potenza di questo incredibile strumento del tuo business per generare più lead e aumentare le vendite?

Il bello dell’imbuto è semplice, permette di tenere traccia del percorso del cliente dall’inizio alla fine. Dal non avere idea di chi sia, fino al farlo diventare un cliente fedele per tutta la vita, ad ogni step che c’è nel mezzo di questo percorso.

Quali sono le tappe di un potenziale cliente che inizia questo viaggio nell’imbuto? Pensa ad un utente che non aveva nemmeno idea dell’esistenza del tuo business. Quali passi ha dovuto compiere per diventare cliente fedele?

Questi sono gli step per creare il tuo funnel marketing:

  1. CONOSCENZA – Identifica da dove provengono i tuoi contatti. Quanti arrivano da una ricerca organica e quanti tramite campagne. E tra le campagne, quanti tramite Facebook, quanti tramite Google Adwords ecc.ecc.

  2. CONSIDERAZIONE – Come li spingo ad una azione? Qual’è il tasso di conversione delle mie landing page e come posso incrementarlo?

  3. PREFERENZA – Segui e coccola i tuoi contatti qualificati. Come? Fornendo loro informazioni utili e preziose e cercando di scoprire (e anticipare) i loro effettivi bisogni reali. Grazie a questo alla fine ti accorderanno la loro preferenza rispetto ad altri.

  4. ACQUISTO – Ora puoi proporre la tua vendita perché i tuoi utenti sono pronti all’acquisto.

L’imbuto è uno strumento prezioso perché ti permette di visualizzare un processo che altrimenti sarebbe difficile da identificare. Dirò di più, molte aziende che fanno marketing (o pensano di fare marketing) non curano assolutamente il proprio imbuto e questo è un grave errore. Un errore che, però ti offe una chance importante.

Perché fino a quando i tuoi concorrenti non creeranno un loro funnel tu avrai a disposizione un’arma potente che potrai usare “contro di loro” tutti i giorni.

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